Emozioni negative: come gestirle e sfruttare il loro potere alchemico


“Non ci riesco, è più forte di me”. 
Ti è mai capitato di rispondere così, al tentativo di gestire meglio le tue emozioni negative?
Se la risposta è sì, allora leggi molto attentamente questo articolo. 

Innanzitutto, devo dirti una cosa. Sei in buona compagnia! 

Gestire le emozioni, così come anche i pensieri, è forse uno dei compiti più difficili per noi esseri umani. 

Per quale motivo?  Semplicemente, perché nessuno ce lo ha insegnato.

Anzi, è molto probabile che durante la tua infanzia tu sia stato cresciuto con un’educazione finalizzata a reprimere le tue emozioni. E c’è una differenza abissale tra reprimere, controllare e gestire le emozioni (lo affronteremo bene in questo articolo).

Alla fine di questa lettura, potrai inoltre comprendere:

  • perché, in realtà, le “emozioni negative” non esistono;
  • qual è il potere alchemico delle emozioni;
  • come utilizzare le emozioni scomode come trampolino di lancio per la tua evoluzione personale.

     

Prima di cominciare però, è doveroso per me farti una piccola premessa su cosa siano le emozioni e quale sia la loro funzione. 

Cosa sono le emozioni? 

Non è semplice definire un fenomeno così astratto e allo stesso tempo così tangibile come le emozioni. Partire dall’etimologia però, è sempre utile.

La parola emozione deriva dal latino “emotio”, che significa “movimento”, “impulso”. 

In effetti, se bisogna pensare alle emozioni, tutto viene in mente tranne che qualcosa di statico o tranquillo.
Le emozioni a volte possono essere così intense da sconvolgerci completamente. 

Sono un insieme di reazioni organiche che coinvolgono sia il corpo che la mente e accadono quando si cerca di rispondere a determinati stimoli esterni o interni. 

In psicologia, sono comunemente definite come uno stato complesso di sentimenti che, traducendosi in cambiamenti fisici e psicologici, influenzano il pensiero e il comportamento.

Se ci pensi, è molto difficile che al sopraggiungere di un’emozione tu te ne stia lì, impassibile. Può essere che inizi a saltellare di gioia così come a piangere o ad urlare per la rabbia! 

È importante sottolineare che la risposta che noi diamo a questi stimoli è strettamente personale. 

Due persone all’interno di uno stesso contesto possono infatti reagire in maniera completamente diversa. 

Da cosa dipende, quindi, questa differenza? Qui entriamo in una nuova dimensione, molto interessante. 

Perché se prendiamo consapevolezza di questa differenza, arriviamo anche alla conclusione che l’emozione che proviamo ha più a che fare con noi, con il nostro vissuto e la nostra storia, piuttosto che con la persona o la situazione che l’ha innescata. 

Ma di questo, ne parleremo meglio più avanti nell’articolo. 

Perché non esistono “emozioni negative”


Ogni emozione, anche quella più scomoda e che consideriamo “negativa”, ha un messaggio per noi. 
Per questo affermo con certezza che, in realtà, non esistono emozioni negative. 

Le emozioni vanno prese per quello che sono: dei messaggeri che ci danno informazioni preziosissime su di noi. 

Ti faccio qualche esempio per dimostrarti che quelle emozioni che tu reputi negative, in realtà, viste da un altro punto di vista, possono essere positive e utili alla nostra crescita personale:

  • la rabbia è un campanello di allarme che ci aiuta a difenderci, nel momento in cui sentiamo di essere vittime di un’ingiustizia;
  • la paura ci avverte di un pericolo in agguato e ci aiuta ad essere più prudenti, oppure più reattivi in caso di fuga o di attacco;
  • la tristezza ci aiuta ad entrare più in contatto con noi stessi, per darci il tempo di metabolizzare un accaduto a noi spiacevole. 


Queste sono tutte emozioni primarie, che provano anche i mammiferi.

Noi esseri umani però siamo in grado di provare emozioni anche più complesse, o cosiddette “secondarie”, come la colpa, la vergogna e l’invidia. Sono emozioni “sociali” perché si innescano in correlazione con gli altri, nel processo di integrazione e accettazione in un contesto sociale, e anche queste meritano di essere ascoltate perché sottendono un nostro bisogno. 

Ora però potresti pensare:

“Eppure non riesco a non pensare che esistano emozioni negative, io per colpa di queste ho fatto tantissimi danni a me e alle persone circostanti!” 

Ovviamente, i danni di un’emozione non dipendono dall’emozione stessa ma da come noi ci relazioniamo ad essa. 

Ma come si fa quindi a gestire le emozioni in modo consapevole, per far sì che anche quelle più “negative” abbiano comunque un impatto positivo su di noi e su chi ci circonda?  

Ora entriamo nel vivo di questo articolo!

Il potere alchemico delle emozioni 


Le emozioni, soprattutto quelle considerate “negative”, possiedono un vero e proprio potere alchemico. 

Sono cioè in grado di trasformarti, di darti nuove consapevolezze e di accompagnarti ad un livello superiore nel tuo percorso di crescita personale. In che modo accade questa alchimia? Te lo spiegherò con un esempio molto pratico. 

Immagina di scoprire, improvvisamente, che il tuo partner ha avuto un comportamento che non rispecchia le tue aspettative. A questo punto scatta dentro di te un’emozione molto forte, quella della gelosia

Cosa succede, nella maggior parte dei casi?  Di solito le reazioni a questa gelosia, così come per qualsiasi emozione negativa, sono due:

  • il rifiuto, la fuga. L’istinto è quello di reprimere l’emozione e non darle ascolto. Provi ad imbottigliarla per orgoglio oppure per non sentirti fuori controllo. Questo meccanismo di repressione a lungo andare può diventare pericoloso e sfociare in stati depressivi, fobie o comportamenti ossessivo-compulsivi.
  • l’attacco. Ti senti minacciata, e per liberarti da questa sensazione inizi a riversare la gelosia sul tuo partner, con una reazione aggressiva.


C’è anche una terza reazione, che può avvenire anche come conseguenza di entrambe le reazioni sopra descritte, ovvero
l’attaccamento

Questo avviene quando coltivi quell’emozione dentro di te e la fai crescere sempre di più, attraverso i tuoi pensieri. L’emozione di per sé ha sempre una durata fisiologica ed è un fenomeno temporaneo e passeggero. Cresce, ha un picco e poi diminuisce di intensità fino a scomparire.

Ciò che perdura nel tempo, e che può trascinarsi dentro di noi anche per anni, è la sofferenza che perpetui con i tuoi pensieri, in relazione all’emozione che hai provato. 

Entri in una sorta di circolo vizioso che aumenta di intensità fino a far diventare quell’emozione una parte di te. A quel punto, accade qualcosa di molto pericoloso, ovvero: l’identificazione con l’emozione stessa. 

Sono irascibile, non ci posso fare niente… 

Sono gelosa, non ci posso fare niente… 

Perché questo comportamento è pericoloso? Perché quando ti identifichi in un’emozione non hai più via di uscita. Devi invece sovrapporre uno spazio, tra te e l’emozione. 

Tu non sei le tue emozioni. Tu provi delle emozioni.

Così come la caraffa e l’acqua, il cielo e le nuvole. Non scambi la caraffa con l’acqua, così come non scambi il cielo con le nuvole. Allo stesso modo, è importante che tu non commetta l’errore di “scambiarti” con le tue emozioni. 

La prima cosa da fare quindi è mettere una distanza, tra te e l’emozione che stai provando.

In che modo si può creare questa distanza? Attraverso la presenza. Ovvero, rimanere presente a te stesso nel momento in cui emerge l’emozione.

Al posto di reprimerla, fuggirla o riversarla all’esterno, STAI con quell’emozione, semplicemente. 
Soltanto quando riesci a tollerare il sentire dell’emozione allora cambierai stato di coscienza. 

Quando riesci a tollerare il salire di quell’intensità e riesci a stare nel presente, l’emozione che scorre è in grado di mutare il tuo stato interiore. E qui avviene il suo potere alchemico, riparativo e curativo. 

In cosa consiste questo mutamento di stato interiore? 

Riprendiamo di nuovo l’esempio della gelosia menzionata prima.

Se, al posto di reprimerla o di riversarla all’esterno, stai con quello che emerge, puoi entrare in contatto con una dimensione più intima di te. Come dicevo all’inizio, l’emozione che stai provando ha più a che fare con te, che con ciò che c’è là fuori.

È la tua personalissima risposta ad uno stimolo esterno, e quella risposta racconta tante cose di te, del tuo passato e del tuo vissuto.

In questa dimensione intima puoi scorgere quelle parti di te che hai lasciato nell’ombra e rimosso tempo fa.
Comprendi che la resistenza interiore non è causata dall’esterno ma da una parte di te che non hai riconosciuto, accettato, risolto. 

In quel momento, incontrandoti, da una parte soffri ma dall’altra senti che ti stai ricongiungendo profondamente in modo autentico.

Sorge una felicità incondizionata, quella di chi riconosce che c’è un valore molto più grande nell’esserci, che in qualsiasi altra cosa.

Allora ciò che accade fuori in fin dei conti non è così importante. Vale e conta di più lo spazio interiore.

Nessuno ha in realtà il potere di distruggerti, di farti completamente male e di toglierti la tua individuazione.
Qualunque cosa accada, hai la facoltà di osservarla, di vedere chi sei tu rispetto a ciò che ti sta accadendo. I parametri bene/male non sono più così importanti, perché ciò che può sembrare negativo in realtà diventa una fonte preziosa di contatto con una parte più autentica di te.

Il risultato di questa trasformazione è che non sei più vittima, e questo si riflette anche nella tua realtà come conseguenza. 

Potrebbe consistere in un miglioramento nella tua dinamica di coppia attuale, oppure in un cambiamento drastico, scegliendo un partner diverso che non ha più le stesse dinamiche di quello precedente.

Come trasformare emozioni negative in positive 


Per accedere quindi al potere alchemico dell’emozione, trasformandola in uno stato di felicità incondizionata, è necessario restare nel presente.

Ma cosa vuol dire esattamente?  Quando senti emergere una sensazione, fermati e porta l’attenzione al tuo corpo.

Sposta il focus da fuori a dentro: invece che alimentare l’emozione con i pensieri, comincia a notare cosa sta accadendo dentro di te. 

In quale parte del corpo si sta manifestando? In che modo si sta manifestando?  Metti da parte il giudizio e senti quell’energia rivelarsi in tutta la sua potenza.

Lascia che ti attraversi. Rimani presente. Vedrai che ad un certo punto, come per magia, quell’intensità si affievolirà sempre di più. Se accogli e accetti l’emozione, ti accorgerai che avrà una durata fisiologica e non durerà per sempre.

A questo punto potrai passare al secondo step, ovvero: chiediti perché quell’emozione è arrivata. Quale messaggio ti vuole comunicare. 

Potrai fare questo lavoro in solitudine oppure con un professionista, che sia un coach o uno psicologo. Vedrai che i risultati saranno davvero strabilianti.

Un altro esercizio che ti propongo, per allenarti a restare in presenza quando un’emozione arriva, è di prenderti 15 minuti al giorno per restare presente a te stesso. 

Qualunque cosa succeda, qualsiasi cosa tu stia facendo, ricordati di restare nel presente. All’inizio potresti fallire molte volte, ma non è importante. 

È un allenamento, e più lo pratichi, più vedrai miglioramenti. 

Vedrai che, nel momento in cui arriverà un’emozione spiacevole, sarai più in grado di restare nel presente per accoglierla e farla agire in tutto il suo potere trasformativo. 

Spero che questo articolo ti sia stato utile per intraprendere i primi passi verso una gestione emotiva consapevole.

Se ti è piaciuto, non dimenticare di condividerlo con chi pensi possa averne bisogno!