Per cambiare vita non basta (solo) meditare: ecco perché


“Voglio cambiare vita”:
questo è ciò che ricevo come richiesta dalla gran parte delle persone che si affidano a me.

Sono persone che si sono stancate di vivere nello stesso modo per tanti anni, di essere sovrastate dall’ansia e dallo stress, di essere impotenti di fronte alle difficoltà che sembrano sempre arrivare tutte insieme. La famiglia, il lavoro, la salute… 

Sono persone alla ricerca di una trasformazione, che si sono stancate di vivere il ruolo da vittima e vorrebbero abbracciare quello di protagonista, per poter vivere finalmente la vita che desiderano…ma non sanno da che parte iniziare, perché qualsiasi cosa sembra non essere abbastanza. 

Hanno provato persino a meditare, a fare Yoga o altre discipline olistiche, eppure…

Niente di sostanzioso sembra accadere: la sensazione è quella di combattere contro uno tsunami enorme che sovrasta tutto e tutti.

Ti ritrovi anche tu in queste parole? 

Devi sapere che esiste una Via che, se applicata, cambia davvero la vita e apporta risultati concreti nelle persone che la intraprendono. 

Perché no, soltanto meditare non basta più al giorno d’oggi. Ciò di cui tu hai davvero bisogno è un sistema integrato che unisce le antiche saggezze spirituali con la psicologia occidentale. 

Ed è ciò di cui ti parlerò in questo articolo, in cui potrai comprendere:

  • perché la via della meditazione non è più la soluzione ai nostri problemi
  • cos’è e come evitare i pericoli del “bypass spirituale”
  • di cosa hai davvero bisogno per migliorare la tua consapevolezza in tutti gli aspetti della tua vita

E tanto altro ancora… 

Continua a leggere fino alla fine perché ti fornirò anche un esercizio davvero efficace, che potrai mettere in pratica fin da subito, per migliorare nel lavoro, nella coppia e nella vita! 

Perché la meditazione non è la soluzione? 


Ai giorni nostri si stanno diffondendo sempre di più tecniche spirituali e discipline olistiche, che se da una parte hanno degli effetti benefici dal punto di vista psicofisico, dall’altra… non possono di certo considerarsi la soluzione a tutti i nostri problemi.

Anche tu molto probabilmente potresti già aver avuto qualche esperienza con la meditazione, ad esempio.

Eppure… sono certa che ti sarà capitato questo scenario:

Hai appena finito la tua meditazione di 20 minuti. Ti senti in pace e serena con te stess*.
Ad un certo punto però ricevi una chiamata dal tuo cellulare… una brutta notizia di lavoro, e subito il tuo umore cambia ed inizi ad innervosirti.
Oppure sali in macchina, ed inizi ad urlare contro il primo che ti attraversa la strada.
Oppure vai a fare la spesa, e di fronte alla coda per la cassa inizi a lamentarti. 

Oltre a questo, certi problemi sembrano sempre ripetersi con lo stesso schema, quasi come se fosse un disco rotto…

L’uomo sempre sbagliato, il capo sempre approfittatore, il collega sempre invidioso, i genitori insopportabili. Non importa se cambiano i luoghi o le persone, certe dinamiche si ripetono in modo incredibilmente simile.

Di fronte a tutto questo, ora ti faccio una domanda: ha senso meditare per quei 20 minuti al giorno se poi, nella vita, niente cambia?

Sì, forse ti potrai sentire bene subito dopo la sessione… ma questo non ti risolverà le dinamiche che hai con il tuo partner, con la tua famiglia o con il denaro. 

Non mi fraintendere: è positivo che antiche saggezze spirituali come la pratica della meditazione e della mindfulness, siano arrivate ad essere così popolari al giorno d’oggi.

Quello che però la maggior parte delle persone non comprende, è che non possiamo pretendere di seguire questi insegnamenti ignorando completamente il contesto in cui tutti noi viviamo.

Mi spiego meglio…

Centinaia (se non migliaia) di anni fa, la meditazione era considerata la via suprema del risveglio spirituale. Le persone si isolavano, potevano andare nei boschi così come nelle montagne a ritirarsi per anni, in contemplazione, alla ricerca della cosiddetta “illuminazione”. 

Oggi viviamo un tipo di realtà che è completamente differente, e non possiamo ignorarlo. 

La maggior parte di noi non potrebbe permettersi di ritirarsi in un luogo remoto per anni e anni. 

Nella società occidentale capitalistica nella quale viviamo, abbiamo diverse responsabilità in qualità di cittadini così come di lavoratori. Abbiamo responsabilità anche nei confronti della nostra famiglia, dei nostri figli, partner, genitori e via dicendo. 

Isolarsi per così tanto tempo inoltre provocherebbe poi un vero e proprio shock al ritorno: questo perché il mondo che viviamo, da quando si è sviluppata la tecnologia, va così tanto veloce che a distanza di pochi anni tantissime cose possono cambiare.

Ma… mettiamo che tutto questo non sia un ostacolo per te. 

Anche volendo, se provassi a imitare le pratiche così come si svolgevano nell’antichità, ti assicuro che non otterresti lo stesso risultato. 

Sicuramente all’inizio potresti sentire un aumento della tua energia vitale, ti sentiresti meglio, ma oltre ad un certo limite… la meditazione potrebbe avere alcuni effetti collaterali, causandoti esattamente il contrario di ciò che stai cercando. 

L’afflusso di così tanta energia all’interno del tuo sistema incrementerebbe alcuni problemi psicologici derivanti dai traumi non risolti, ansia, aggressività e altro ancora. E ora ti spiego perché. 

Gli effetti collaterali della meditazione


“Ma come, la meditazione non dovrebbe essere la più antica cura per i dolori della nostra esistenza?”

Sicuramente la meditazione è una delle vie principali verso la consapevolezza secondo le antiche discipline orientali, e la scienza ha testimoniato che apporta anche dei benefici per la salute, tra cui il rilassamento muscolare e una miglior ossigenazione nell’organismo. 

Ma bisogna anche considerare che più del 75 % delle ricerche sulla meditazione non prendono in considerazione né misurano gli effetti collaterali. 

Alla Brown University è stato condotto proprio uno studio sui problemi correlati alla meditazione, ed è risultato che, tra praticanti e insegnanti di meditazione occidentali, erano presenti sintomi comuni, tra cui: aumento di ansia, iperattività, insonnia, ipersensibilità oppure flashback relativi a traumi non risolti. 

Sono problemi noti da millenni a monaci e asceti che meditano in oriente, ma ancora poco studiati in occidente.

Nel buddismo tibetano ad esempio si parla di nyams, ovvero esperienze che passano dall’euforia alle visioni, ai problemi psicologici al dolore fisico, tutti ostacoli che complicano il percorso spirituale dei praticanti.

Il punto è che, se in un percorso spirituale questi elementi venivano considerati come sfide e non c’erano ulteriori distrazioni, proprio perché si viveva isolati dal mondo…

Dal punto di vista occidentale, questi elementi possono assumere una valenza completamente diversa, proprio perché il CONTESTO in cui viviamo è molto differente. 

Possiamo meditare anche per ore al mattino, ma non siamo isolati dal mondo. Subito dopo ci riversiamo nel traffico per le strade, andiamo a lavoro, ci relazioniamo con il nostro capo, con i colleghi, con i nostri amici, con i figli, i genitori il nostro partner e via dicendo.  

Siamo iper-stimolati e viviamo sotto un perenne stress cronico, derivante dai ritmi frenetici della nostra società. 

Tutto questo, se ignorato, può condurre ad un altro problema che la meditazione, così come altre discipline spirituali, può provocare…

Il problema del Bypass Spirituale


Durante la pratica di meditazione ci viene continuamente chiesto di osservare le emozioni e i pensieri quando arrivano per poi lasciarli andare, ma cosa accade quando arrivano pensieri ed emozioni che non siamo ancora in grado di accogliere, metabolizzare ed accettare? 

Finiamo per ignorarli o rifiutarli. 

Questa dinamica viene riassunta con il nome “bypass spirituale”. 

Inconsapevolmente ci potremmo ritrovare a sfruttare questi metodi per scappare dalla realtà concreta e cercare rifugio “altrove”. 

C’è chi “scappa fuori” attraverso tecniche che inducono la trascendenza, così come chi si “chiude dentro” come nel caso delle meditazioni che si focalizzano sull’osservazione interiore.

La mindfulness così come altre tecniche di meditazione possono essere strumenti utilissimi per assicurarsi una vita consapevole e ben vissuta…

Ma è importante considerare che queste pratiche NON sono progettate per curare la mente, così come i problemi psicologici.

La meditazione conferisce alcuni benefici ma ci sono radici più profonde che vanno toccate attraverso la psicologia, il lavoro con il bambino interiore, sui nostri bisogni basali, sulle nostre credenze più profonde e via dicendo. 

Per cambiare realmente vita e attraversare quel “risveglio” che tanto deisderiamo, la meditazione soltanto non funziona. È un punto di partenza. 

Se vuoi approfondire più in dettaglio cos’è il bypass spirituale, le sue dinamiche e come evitarlo, leggi il mio articolo “Il bypass spirituale: cos’è e come evitarlo”. 

Cambiare vita con la Via dell’Integrazione


Devi sapere che la nostra personalità è
suddivisa in tre livelli:

–  fisico, ovvero il nostro corpo e la nostra apparenza esteriore (che include anche la gestualità, il tono di voce, i modi di fare ecc);

– emotivo, ovvero la sfera delle nostre emozioni;

– mentale, ovvero i nostri pensieri, credenze, convinzioni.

Questi tre livelli possono essere riassunti anche con il termine “apparato psicofisico” o anche “macchina biologica”.

Tutti questi tratti sono fondamentalmente volubili, cambiano di continuo e sono impermanenti. 

Ma non siamo limitati solo a questo. Sul piano spirituale siamo anche dotati di un’Anima, che è ciò che in ultimo ci rende davvero “immortali”. 

Arrivare a sentire, percepire e vivere l’Anima è l’obiettivo di ogni disciplina spirituale (inclusa la meditazione). È quella sottile ma profonda percezione di esistere, che apporta con sé l’esperienza di beatitudine, estasi ed emozioni superiori tra cui anche l’Amore

A quel punto l’essere umano diventa completo. 

La persona risvegliata è colei che, lavorando su di sé, si è trasformata, ed è passata ad identificarsi non più con la personalità ma con l’Anima. 

E le Anime vedono soltanto altre Anime. 

L’amore che proviamo più comunemente ha poco a che fare con l’Amore che ha la A maiuscola, perché quando ci sentiamo “innamorati” in realtà siamo ancora al livello della personalità (ovvero piano fisico/emotivo/mentale)…

Le due macchine biologiche cercano di connettersi su tutti i tre piani: fisico, emotivo e mentale. Possono crearsi dei legami anche molto forti. Ma c’è una sostanziale differenza…

L’Amore con la A maiuscola rimane immutato al di là delle circostanze. 

Se ci ritroviamo a non amare più il nostro partner perché lo consideriamo “diverso” rispetto a prima, vuol dire che lo stiamo amando ancora attraverso la nostra personalità. 

Se lo facessimo attraverso la nostra Anima, sperimenteremmo un Amore superiore che va al di là dei cambiamenti che il nostro partner può aver assunto (ma anche no, dato che molto spesso alcuni aspetti nel nostro partner sono presenti sin dall’inizio, soltanto che noi li ignoriamo o li guardiamo diversamente). 

Il punto è che se davvero vuoi arrivare a sentire e vivere la tua Anima per effettuare un vero cambiamento nella tua vita, non puoi ignorare la tua personalità, e quindi il tuo corpo, le tue emozioni e i tuoi pensieri, dove risiedono la maggior parte dei tuoi conflitti interiori. 

In Occidente in particolare, nel sistema in cui viviamo, è quindi pressoché obbligatorio fare insieme un lavoro di integrazione che tenga conto sia dell’aspetto spirituale ma anche di quello psicologico. 

Cosa significa?

Vuol dire affiancare la meditazione e altre pratiche spirituali con un lavoro più profondo che interviene sulla personalità e sulle dinamiche che si hanno a lavoro, in famiglia, in coppia e via dicendo. 

Ovvero, in tutti quei contesti che ci influenzano maggiormente proprio perché ci abbiamo a che fare ogni giorno. 

Cambiare vita è possibile, risvegliarsi non è qualcosa di relegato solo a chi si ritira su una montagna o medita tutto il giorno. 

È possibile anche in questo contesto occidentale, SOLTANTO SE si parte da un percorso di meccanicità, senza estraniarsi dalla realtà ma anzi, si lavora tutti i giorni su di sé e tutto il giorno. Dal supermercato, al lavoro, in famiglia, alle poste e via dicendo.

Impariamo a stare calmi, sereni e consapevoli in tutte quelle situazioni mondane che affrontiamo quotidianamente. 

La vita che viviamo ogni giorno è la vera palestra, e non va assolutamente distinta da quella manciata di minuti che dedichiamo alla meditazione o a qualsiasi altra pratica spirituale. 

Al di là della tua inclinazione è importante “allenarsi”, tutto il giorno, anche quando sei a lavoro, o a cena con i parenti.

Perché sono questi sono i momenti dove ti puoi svegliare per davvero: altrimenti tutto rimane sul piano mentale, e quando accade qualcosa esce fuori il tuo lato reattivo a livello emotivo, fisico, sessuale ecc. 

Un esercizio per risvegliarti nella coppia, nella vita e nel lavoro


In quest’ultimo paragrafo voglio farti un esempio concreto di quella che io chiamo la Via dell’Integrazione. 

Questa semplice pratica ti permetterà di portare la consapevolezza nella tua vita di tutti i giorni, integrando la spiritualità con la tua quotidianità, intraprendendo così un primo piccolo passo per dare una vera svolta nella tua vita. 

Prendi il tuo telefono e programma 5 sveglie da attivare nel corso della tua giornata. 

Al suono di ogni sveglia, devi renderti conto e consapevolizzare il pensiero che stai facendo in quell’istante. 

Ancora meglio se riesci ad annotarlo su un foglio: in questo modo non solo diventerai più consapevole dei tuoi pensieri in un arco molto più ampio rispetto a quello che avresti relegando la meditazione a quei 10-20 minuti giornalieri, ma ti puoi anche rendere conto di alcuni pattern all’interno della tua mente. 

Per pattern intendo certe tipologie di pensieri che si ripresentano costantemente, dei veri e propri schemi che di fatto costituiscono la nostra personalità, e quindi hanno un influenza importantissima sul modo in cui viviamo e sugli effetti che produciamo nella nostra vita. 

Potresti, ad esempio, notare una credenza limitante (ad esempio la sensazione di “non essere abbastanza”), oppure non pensiero ricorrente che ti limita e ti impedisce di fare certe cose, senza che tu te ne renda conto. 

Già questo riconoscimento è un primo passo che potrai integrare con un percorso psicologico, lavorando quindi sulla tua personalità oltre che sulla tua spiritualità. 

Spero che questo articolo ti sia stato utile per comprendere i primi passi da intraprendere per effettuare quel cambiamento che tanto desideri. 

Se ti è piaciuto, non dimenticare di condividerlo con chi pensi possa averne bisogno!